DISTURBO BIPOLARE II

Il disturbo bipolare è una patologia psichiatrica complessa, che si caratterizza per la ricorrenza e la ciclicità delle fasi di malattia, vale a dire alternanza di episodi depressivi e maniacali o ipomaniacali. È uno tra i disturbi psichiatrici con la più alta ereditarietà e presenta un andamento cronico. Il disturbo può essere causa di grave disabilità soprattutto se non adeguatamente curato.

La diagnosi di disturbo bipolare si colloca nel DSM-5-TR tra il capitolo sullo spettro della schizofrenia e gli altri disturbi psicotici e quello dei disturbi depressivi, in riconoscimento del

suo ruolo di ponte tra queste due classi diagnostiche in termini di sintomatologia, storia familiare e genetica. Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore caratterizzato da anomali cambiamenti dell’umore, dell’energia e del livello di attività svolta nell’arco della giornata. Chi presenta questo disturbo manifesta, in modo alternato, episodi di eccitamento (elevazione del tono dell’umore) o irritabilità seguiti da episodi depressivi.  Secondo le statistiche del NIMH, il disturbo bipolare ha un’incidenza sulla popolazione tra l’1 e il 2%. Il disturbo bipolare I colpisce in egual modo sia gli uomini che le donne, mentre il disturbo bipolare II è più comune nel sesso femminile. In genere il primo episodio si verifica dopo la maggiore età, tra i 18 e i 30 anni, per poi ripresentarsi nel corso dell’arco della vita. L’età media di esordio del disturbo bipolare è 20 anni. In base alla durata, alla frequenza e all’intensità dei sintomi, il DSM-5 definisce diverse tipologie di disturbo bipolare: disturbo bipolare I, disturbo bipolare II, disturbo ciclotimico.

Il disturbo bipolare II è caratterizzato da almeno un episodio ipomaniacale e da un episodio depressivo maggiore. Il corso della malattia è spesso caratterizzato da prolungati periodi di depressione intervallati da periodici episodi ipomaniacali. Sintomi psicotici, come i deliri, possono presentarsi durante le fasi depressive del disturbo che sono, in genere, particolarmente pesanti e invalidanti. La presenza di almeno un episodio maniacale in anamnesi impone, secondo i criteri del DSM-5, a optare invece per una diagnosi di disturbo bipolare di tipo I.

Un episodio ipomaniacale si definisce come un periodo distinto di umore anormalmente e persistentemente elevato (iperattività, aumentata autostima), espanso o irritabile e di aumento anormale e persistente dell’attività o dell’energia (ridotto bisogno di dormire, difficoltà a concentrarsi), che dura almeno 4 giorni consecutivi ed è presente per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno.

Secondo il DSM-5 per definire un episodio ipomaniacale sono necessari almeno tre dei seguenti sintomi:

  • Aumentata autostima o senso di grandiosità
  • Ridotto bisogno di dormire
  • Logorrea
  • Pensiero accelerato o fuga delle idee
  • Alta distraibilità
  • Aumento delle attività finalizzate (a casa, al lavoro o a scuola) o agitazione psicomotoria (attività senza scopo)
  • Eccessivo coinvolgimento in attività potenzialmente rischiose (spese folli, investimenti rischiosi, attività sessuali a rischio etc.)

In molti casi, tuttavia, la fase (ipo)maniacale del disturbo bipolare non si caratterizza per un eccesso di euforia e di grandiosità. Si evidenzia invece un umore disforico, caratterizzato primariamente da un senso costante di rabbiosità e ingiustizia subita. Questo si traduce in irritabilità e intolleranza e, spesso, in aggressività espressa senza valutare correttamente le conseguenze dei propri comportamenti.

Le fasi depressive del disturbo bipolare sono sovrapponibili agli episodi depressivi maggiori. Il soggetto si sente eccessivamente triste e perde interesse nelle proprie attività, i sintomi caratterizzanti sono:

  • Sensazione di tristezza, di essere senza speranza
  • Riduzione delle attività quotidiane
  • Alterazioni del sonno (dormire troppo o troppo poco)
  • Perdita di piacere e interesse verso il mondo esterno
  • Sensazione di vuoto o preoccupazione
  • Difficoltà a concentrarsi, indecisione
  • Alterazioni dell’appetito, che può essere aumentato o significativamente ridotto
  • Sensazione di stanchezza, perdita di energia
  • Sentirsi rallentati
  • Ricorrenti pensieri di morte

Per porre diagnosi, almeno 5 di questi sintomi devono essere presenti per un periodo di due settimane e almeno uno dei sintomi deve essere l’umore depresso o la perdita di interesse o piacere nello svolgere le attività.

In genere la depressione, nel disturbo bipolare, è molto profonda e caratterizzata da sintomi particolarmente gravi. Infatti, i soggetti con disturbo bipolare II si presentano al medico tipicamente durante un episodio depressivo maggiore. È improbabile che all’inizio si lamentino dell’ipomania, perché o non riconoscono i sintomi dell’ipomania o la considerano desiderabile. Gli episodi ipomaniacali, per definizione, non causano una compromissione significativa. La compromissione deriva invece dagli episodi depressivi maggiori o da un modello persistente di cambiamenti d’umore imprevedibili e da un funzionamento interpersonale o lavorativo fluttuante e inaffidabile. Gli individui con disturbo bipolare II possono non considerare gli episodi ipomaniacali come patologici o svantaggiosi, le informazioni cliniche fornite da altri informatori, come amici o parenti stretti, sono spesso utili per stabilire la diagnosi di disturbo bipolare II.

Un episodio ipomaniacale non deve essere confuso con i diversi giorni di eutimia e di ripristino dell’energia o dell’attività che possono seguire la remissione di un episodio depressivo maggiore. Nonostante le sostanziali differenze in termini di durata e gravità tra un episodio maniacale e uno ipomaniacale, il disturbo bipolare II non è una “forma più lieve” del disturbo bipolare I. Rispetto ai soggetti affetti da disturbo bipolare I, i soggetti affetti da disturbo bipolare II presentano una maggiore cronicità della malattia e trascorrono in media più tempo nella fase depressiva della loro malattia, che può essere grave e/o invalidante.

Fondamentale quindi il costante controllo da parte del medico, in modo da riuscire a riconoscere precocemente l’inizio sia delle fasi depressive sia di quelle maniacali.