BULIMIA NERVOSA

La bulimia è uno dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Si caratterizza per l’eccessiva assunzione di cibo, le cosiddette abbuffate, seguite da episodi volti a liberarsi della quantità di cibo ingerita, con metodi quali il vomito autoindotto o l’uso di lassativi. Questa patologia è difficile da riconoscere in quanto spesso le persone che ne sono affette presentano un peso corporeo nella norma differentemente dall’anoressia, facilmente individuabile per la significativa perdita di peso). L’esordio si ha generalmente in un’età compresa tra i quindici e i venticinque anni, con un picco nella fascia d’età che va dai 17 ai 19. Sono comunque descritte anche forme precoci, in età infantile, e tardive. Nei paesi occidentali la prevalenza è di circa un caso ogni cento giovani donne. Anche se forse i dati di prevalenza e incidenza tendono a sottostimare la dimensione effettiva del fenomeno. Infatti, questa patologia tende a essere tenuta nascosta per vergogna, le persone affette possono mascherare il disturbo per anni. La terapia cognitivo-comportamentale è un trattamento di provata efficacia per la bulimia nervosa. Obiettivo principale del trattamento è, innanzitutto, quello di normalizzare il comportamento alimentare. I pazienti devono riacquistare accettabili attitudini nei riguardi del cibo e modificare la convinzione che il peso costituisca l’unico o il principale fattore in base al quale valutare il proprio valore personale.

Le caratteristiche essenziali della bulimia nervosa sono tre: episodi ricorrenti di abbuffate, comportamenti compensatori ricorrenti per evitare l’aumento di peso e valutazione di sé influenzata dal peso e dalla forma del corpo. Per porre diagnosi, le abbuffate e i comportamenti compensatori inappropriati devono verificarsi, in media, almeno una volta alla settimana per un periodo di 3 mesi. Un’abbuffata è definita come l’assunzione, in un periodo di tempo limitato (di solito inferiore alle 2 ore), di una quantità di cibo decisamente superiore a quella che la maggior parte degli individui mangerebbe in un periodo di tempo simile in circostanze analoghe. Il consumo eccessivo di cibo deve essere accompagnato da una sensazione di mancanza di controllo per essere considerato un episodio di abbuffata. Un indicatore della perdita di controllo è l’incapacità di astenersi dal mangiare o di smettere di mangiare una volta iniziato. Alcuni soggetti descrivono un’esperienza dissociativa durante o dopo gli episodi di abbuffata. La perdita di controllo associata all’abbuffata può non essere assoluta; per esempio, un individuo può continuare ad abbuffarsi mentre il telefono squilla, ma smettere se qualcuno entra inaspettatamente nella stanza. In alcuni casi, le abbuffate possono anche essere pianificate. Il tipo di cibo consumato durante le abbuffate varia sia tra gli individui sia per uno stesso individuo. Le abbuffate sembrano essere caratterizzate più da un’anomalia nella quantità di cibo consumato che da un desiderio di un cibo specifico. Tuttavia, durante le abbuffate, gli individui tendono a mangiare cibi che altrimenti eviterebbero. I soggetti affetti da bulimia nervosa in genere si vergognano dei loro problemi alimentari e cercano di nascondere i loro sintomi. Le abbuffate di solito avvengono in segreto o nel modo meno appariscente possibile, sono vissute in genere con estrema vergogna e disagio; spesso sono associate a momenti di solitudine, di stress, di sensazione psicologica di vuoto o di noia, ed il cibo viene rapidamente ingerito in maniera scomposta, incoerente ed eccessiva. L’antecedente più comune delle abbuffate sono gli stati emotivi negativi. Altri fattori scatenanti sono: fattori di stress interpersonali, restrizioni alimentari, i sentimenti negativi legati al peso, alla forma del corpo e al cibo e la noia. L’abbuffata può minimizzare o mitigare i fattori che hanno fatto precipitare l’episodio a breve termine, ma la valutazione negativa di sé e la disforia sono spesso le conseguenze a lungo termine dell’ingestione incontrollata di cibo.

Un’altra caratteristica essenziale della bulimia nervosa è il ricorso ricorrente a comportamenti compensatori inappropriati per evitare l’aumento di peso. Molti soggetti affetti da bulimia nervosa utilizzano diversi metodi per compensare le abbuffate. Il vomito autoindotto è il comportamento compensatorio più comune. Gli effetti immediati del vomito includono il sollievo dal disagio fisico e la riduzione della paura di ingrassare. In alcuni casi, il vomito diventa un obiettivo in sé, e la persona si abbuffa per vomitare o vomita dopo aver mangiato una piccola quantità di cibo. I soggetti affetti da bulimia nervosa possono ricorrere auna serie di metodi per indurre il vomito, tra cui l’uso di dita o strumenti per stimolare il riflesso gastrico. In genere i soggetti diventano abili nell’indurre il vomito e alla fine sono in grado di vomitare a volontà. Altre condotte di eliminazione includono l’abuso di lassativi e diuretici e, in rari casi, l’abuso di clisteri in seguito a episodi di abbuffate. Alcuni soggetti possono assumere ormoni tiroidei nel tentativo di evitare l’aumento di peso. I soggetti affetti da diabete mellito e bulimia nervosa possono ridurre le dosi di insulina per ridurre il metabolismo del cibo consumato durante le abbuffate. I soggetti affetti da bulimia nervosa possono digiunare per un giorno o più o fare eccessivo esercizio fisico nel tentativo di evitare l’aumento di peso. I soggetti affetti da bulimia nervosa pongono un’enfasi eccessiva sulla forma del corpo o sul peso nella loro valutazione di sé stessi, e questi fattori sono in genere estremamente importanti nel determinare l’autostima. I soggetti affetti da questo disturbo possono assomigliare molto a quelli affetti da anoressia nervosa per quanto riguarda la paura di ingrassare, il desiderio di perdere peso e il livello di insoddisfazione nei confronti del proprio corpo. Tuttavia, la diagnosi di bulimia nervosa non dovrebbe essere posta quando il disturbo si manifesta solo durante gli episodi di anoressia nervosa.

In questo disturbo si innesca una sorta di circolo vizioso tra abbuffate e condotte tese a controllare il peso. Tale circolo tende ad autoperpetrarsi tra preoccupazione per il peso, dieta ferrea, abbuffate e condotte di compenso. Paradossalmente la dieta ferrea aumenta la probabilità e la frequenza delle abbuffate. Queste aumentano la probabilità del vomito o di altre condotte eliminatorie e così via.

Tra l’altro l’esposizione ad una continua restrizione calorica ed alla perdita di peso può provocare sintomi quali depressione, ansia, ossessività, irritabilità, labilità dell’umore, sensazione di inadeguatezza, affaticamento, preoccupazione per il cibo, scarsa concentrazione, isolamento sociale e forte spinta ad abbuffarsi.