Stimolazione cerebrale non invasiva. Cos’è e quali sono i vantaggi di un uso combinato con la psicoterapia

stimolazione cerebrale non invasiva

Con il termine “Stimolazione cerebrale non invasiva” (Non-Invasive Brain Stimulation, NIBS) ci si riferisce all’uso di metodi, che non comportano alcun intervento chirurgico, per stimolare il cervello a scopi terapeutici. Per intervenire sull’attività neuronale si usano fondamentalmente due tipi di tecniche:

  1. La Stimolazione Magnetica Transcranica (Transcranial Magnetic Stimulation, TMS), in cui per modulare l’eccitabilità corticale in determinate aree del cervello si impiega un campo magnetico, prodotto da una bobina appoggiata sul cuoio capelluto; tale campo elettromagnetico induce un transitorio passaggio di corrente elettrica in una specifica regione cerebrale causando la depolarizzazione neuronale, cioè impulsi nervosi, che dovrebbe produrre effetti terapeutici.
  2. La Stimolazione Elettrica Transcranica (Transcranial Electric Stimulation, tES), che può essere somministrata in vario modo (per esempio impiegando corrente alternata o continua), consiste invece nell’applicazione di correnti elettriche al cuoio capelluto per mezzo di almeno due elettrodi; tale procedura ha il vantaggio di essere meno costosa, più facile da somministrare e da trasportare, anche se forse un po’ meno precisa nella localizzazione dell’area cerebrale bersaglio.

A partire dalla fine degli Anni Ottanta del secolo scorso tali forme di stimolazione transcranica non invasive hanno dimostrato buone evidenze empiriche di efficacia nel trattamento di disturbi mentali quali il disturbo depressivo maggiore e il disturbo ossessivo compulsivo in prima istanza, ma dati più recenti ne dimostrano l’utilità anche per il disturbo da stress post-traumatico e i disturbi da uso di sostanze. Più recentemente hanno cominciato ad apparire dati che indicano che la NIBS potrebbe costituire un promettente strumento addizionale da accostare alla psicoterapia e alla farmacoterapia, come loro potenziamento.

 

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