L’editoriale di Pietro Pietrini sul numero di “Brain”. L’agire umano tra emozione e ragione

Pietro Pietrini

di Pietro Pietrini, direttore Molecular Mind Lab alla Scuola IMT

 

Si perde nella notte dei tempi la discussione su quanto l’agire umano sia guidato dalla ragione o invece da emozioni e istinto.  “Conosciamo la verità non soltanto con la ragione, ma anche con il cuore“ scriveva nel diciassettesimo secolo il filosofo francese Blaise Pascal, superando il dualismo che tracciava una separazione netta tra emozioni e ragione. Addirittura secondo Pascal, è proprio il cuore ad avere il primato sulla ragione, in quanto “senza l’apporto intuitivo del sentimento la ragione non può neppure cominciare la sua “attività discorsiva”. 

Dobbiamo riconoscere che le scoperte ottenute dalla psicologia sperimentale e dalle neuroscienze cognitive a partire dagli anni ’80 del secolo scorso sembrano confermare quanto intuito dal filosofo francese.  Le nostre decisioni non sono certo frutto di pura disamina razionale, neppure in ambiti come l’economia, dove il concetto di Homo Economicus – un individuo che compie scelte puramente razionali volte alla massimizzazione del guadagno – è stato un dogma per decenni. 

Con le ricerche che lo porteranno nel 2002 a diventare il secondo psicologo a vincere il Premio Nobel in Economia, Daniel Kahneman dimostra che in realtà le nostre scelte non sono esclusivamente razionali e lo sono ancor meno in condizioni di incertezza. Perché mai, infatti, dovremmo rifiutare un’offerta non equa, come accade nel ben noto Ultimatum Game, nel quale il rifiuto da parte del secondo giocatore porta alla perdita di soldi per entrambi i giocatori, considerato che qualsiasi somma di denaro è migliore che nessuna? Quello che potrebbe sembrare un mero divertissement ha in realtà vaste applicazioni allo studio del funzionamento della società. Si è visto, ad esempio, che di fronte ad una proposta di suddivisione iniqua (dividiamo 10 euro uno a te e nove a me) nel cervello del ricevente si attivano i circuiti neurali che sono deputati alla valutazione morale, alla distinzione tra il bene e il male. Il rifiuto dunque scaturisce dalla percezione della violazione di una norma morale che, come tale, non può essere tollerata. Tendiamo per natura a sacrificare il nostro piccolo bene concreto per un bene astratto universale. Perché mai? Spiegano gli evoluzionisti che lo sviluppo di un senso morale ha permesso la nascita di una società complessa, che da esso dipende. Le sanzioni internazionali messe in atto nei confronti della Russia in queste settimane, pur a rischio di conseguenze per ciascun Paese, ben riflettono questo principio.   Nel suo pensée probabilmente più noto – seppure per le ragioni sbagliate – Pascal afferma che “il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce“. La sfida delle neuroscienze è comprenderle.

 

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