Essere Neet oggi: ecco cause e conseguenze psicologiche. I ragazzi che non studiano e non lavorano in Italia sono oltre 3 milioni

NEET

La transizione dall’istruzione al lavoro è una pietra miliare del passaggio all’età adulta che circa un giovane su sette nei Paesi economicamente sviluppati fatica a raggiungere, rientrando nella categoria dei NEET. La preoccupazione per questi giovani è in aumento in tutto il mondo, in quanto i giovani NEET sono considerati vulnerabili, a rischio di disoccupazione a lungo termine, svantaggio economico ed esclusione sociale. Inoltre, sono vari i paper scientifici che mostrano una relazione tra l’essere NEET e il soffrire di disturbi della sfera psicologica.

I NUMERI

Il fenomeno dei Neet in Italia presenta dimensioni preoccupanti e riguarda un insieme di giovani ampio e composito. Il termine “NEET”, acronimo di Not in Education, Employment or Training, si è diffuso nel Regno Unito negli anni Duemila e viene utilizzato per indicare i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni che non sono parte attiva nel mondo del lavoro e non seguono alcun corso di formazione o istruzione. I NEET in Italia sono complessivamente più di 3 milioni con una prevalenza femminile pari a 1,7 milioni. Secondo le statistiche Eurostat del 2020, dopo la Turchia, il Montenegro e la Macedonia, l’Italia è il paese con la percentuale più alta di NEET nell’area europea, infatti circa ¼ (25,1%) dei giovani italiani rientra nella categoria, mentre negli altri paesi europei rappresentano in media il 13,3% dei cittadini di questa età. Negli ultimi anni, numerosi studi hanno tentato di identificare specifici cluster di giovani NEET, al fine di studiarne meglio le peculiarità e proporre di conseguenza interventi efficaci. Questi studi sono partiti dall’evidenza secondo la quale non sono un gruppo omogeneo; al contrario, le caratteristiche all’origine di tale fenomeno possono essere molto diverse tra di loro…

 

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