Guerra e pandemia: ecco perché in Italia serve un Osservatorio sulla Salute mentale. I commenti di grandi accademici e medici, da Padovani a Pani fino a Caffo

osservatorio sulla salute mentale

In un paese che è stato segnato pesantemente dalla pandemia, è giunta a galla una consapevolezza imprescindibile: occorre un Osservatorio sulla salute mentale. D’altronde la salute mentale è diventata parte dello sfondo e, relegata in secondo piano, ha trascinato nelle retrovie tutti i disturbi mentali, soprattutto quelli nati nei mesi di pandemia e lockdown. 

Ansia, depressione, disturbi alimentari. E ancora disturbo bipolare, disturbi dell’umore e della personalità. 

Dimenticati loro e chi ne soffre, come se l’unica salute da curare fosse quella fisica. Ma la grande dimostrazione di questi mesi è stata proprio questa: una buona salute passa anche attraverso una buona salute mentale.

Proprio in questo quadro ha deciso di intervenire la Fondazione BRF Onlus che, con il supporto di Edra, ha creato il primo Osservatorio della Salute Mentale in Italia.

Dopo un’attenta analisi di popolazione e pazienti psichiatrici, strutture e personale, è stato redatto un questionario che gli specialisti aderenti all’iniziativa potranno compilare con cadenza quadrimestrale.

«L’idea è nata durante il periodo della pandemia, quando insieme ad altri colleghi abbiamo pensato che fosse incredibile come in un periodo così grave come quello del lockdown non ci fosse la presenza di una statistica di dati, non ci fosse la possibilità di seguire l’evoluzione della salute mentale, il cambiamento che essa subiva», dichiara il Professor Armando Piccinni, presidente della Fondazione BRF, che da anni si occupa di psichiatria e neuroscienze. 

La sanità italiana, ha dimostrato durante la pandemia da Covid19 di essere completamente impreparata ad affrontare qualsiasi tipo di emergenza sanitaria: reparti saturi oltre ogni limite, tempi di attesa interminabili e mancanza di personale qualificato, da medici a infermieri a operatori sanitari.

Tutto ciò che non era covid passava in secondo piano, lasciando senza diagnosi o cure numerosi disturbi.

Quella che si presentava insomma sembrava una tragedia annunciata. La verità è che alcune realtà hanno trovato, nonostante tutto, la forza e le capacità di individuare nella problematica una soluzione intelligente, come racconta Alessandro Padovani, Professore Ordinario di Neurologia, Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università degli Studi di Brescia: «In questi due anni mi sono trovato davanti alla sventura di essersi trovato all’interno di questo epicentro Covid e l’ospedale di Brescia ha trovato una risposta sorprendente: creare un reparto in cui neurologia e cardiologia sono unite per far fronte alle emergenze anche non correlate al Covid».

Padovani sottolinea con particolare attenzione questa neonata sinergia perché ricorda come l’Osservatorio sulla Salute Mentale metta in relazione due mondi che generalmente tendono ad essere separati: quello dello stato di salute mentale, più propriamente ambito di interesse della psichiatria e della psicologia e dall’altra parte la neurologia…

 

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