Psichiatria personalizzata: quando la cura è su misura. Intervista al professor Giulio Perugi

psichiatria personalizzata

Il nuovo approccio globale della medicina e della psichiatria personalizzata sta incontrando, negli ultimi decenni, sempre più favore da parte della comunità scientifica. Si tratta, come comprensibile, di un approccio volto a inquadrare una determinata patologia nelle vesti del paziente che lo specialista ha davanti. Basti pensare a quanto oggi sia naturale pensare ad un regime alimentare su misura quando in passato non era affatto così scontato e i nutrizionisti potevano far fronte a tutte le richieste dei diversi pazienti seguendo pochi modelli prestabiliti. Questo nuovo modo di trattare i pazienti trova oggi un riscontro anche nell’ambito della psichiatria in quanto ci si è resi conto che, pur con la stessa diagnosi, ogni paziente presenta sintomi diversi e quindi necessita anche di un approccio terapeutico differente. 

“In psichiatria è particolarmente importante per varie ragioni – ha spiegato a Brain il professore e psichiatra Giulio Perugi – perché, pur avendo in tutta la medicina la tendenza ad avere protocolli standard di approcci diagnostico terapeutici per le principali malattie, le nostre diagnosi hanno poca validità”. Il professore ha evidenziato come in tutta la medicina, onde evitare che ci siano disomogeneità diagnostiche e terapeutiche a seconda del percorso che si intraprende, della struttura cui ci si rivolge o a seconda del tipo di specialista che si incontra, bisogna avere delle malattie che siano ben definite e con pratiche diagnostiche standardizzabili. Dunque, psichiatria personalizzata appunto. “E’ già problematico in medicina ma si è tentato di estenderlo anche alla psichiatria. E’ chiaro che se io ho un tumore c’è l’anatomia patologica di istologia e quindi se io ho una diagnosi di questo tipo è riconoscibile da chiunque ma, nel caso di diagnosi che richiedono un una valutazione clinica sulla base dei sintomi, il discorso cambia” ha aggiunto Perugi. Un esempio pratico portato dal professore e inerente la psichiatria riguarda una indagine condotta a livello ospedaliero sia a Londra che a New York e da cui è emerso un dato sorprendente: “Valutando i ricoveri in pronto soccorso a Londra veniva diagnosticato un 60-70% di casi come mania, un 30% di casi come schizofrenia. A New York le percentuali erano esattamente invertite quindi con prevalenza di schizofrenia. Era diversa la popolazione, erano diversi gli operatori per cui si è capito che cambiando gli operatori cambiava la percentuale e non solo, stava a significare che c’era una quota di diagnosi che derivava solo ed esclusivamente dalla prospettiva dell’osservatore”…

 

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