BALBUZIE

La balbuzie è un disordine del linguaggio che comporta ripetizioni involontarie di sillabe o parole, prolungamento di certi suoni, blocchi durante la conversazione, esitazione o pause prima di parlare. Si tratta, quindi, di un’alterazione del versante elocutorio (detta anche disfluenza verbale): la persona che balbetta non è in grado di esprimere un pensiero o un concetto, nonostante lo abbia già formulato mentalmente, in quanto presenta difficoltà a trovare nei limitati tempi della conversazione le parole al momento giusto.

Il più diffuso disturbo di sviluppo della fluenza verbale è la balbuzie evolutiva, a esordio prevalente nella prima infanzia. Più rare e ad esordio in età adulta sono invece, la balbuzie neurogena, che consegue ad alterazioni cerebrali e la balbuzie psicogena, secondaria ad alterazioni psichiche.

Abitualmente parliamo fluentemente, senza sforzo, in maniera continua e scorrevole, a velocità normale, articolando bene le parole, dedicando attenzione a ciò che dobbiamo dire e non al modo in cui le parole debbono essere dette; chi ascolta si concentra su che cosa stiamo dicendo e non è distratto (o attratto) dal modo con cui pronunciamo le parole. Accade però frequentemente che, durante il periodo iniziale di apprendimento del linguaggio verbale, il bambino mostri incertezze, esitazioni, improvvisi arresti nel suo modo di pronunciare le parole. Le incertezze, le esitazioni e gli improvvisi arresti nel parlare possono essere assolutamente normali, indicativamente, fino all’età di 30-36 mesi. Invece, si definisce disfluenza, tutto ciò che chi parla e chi ascolta sente e percepisce come anomalo nel normale e fisiologico scorrere delle parole. Il DMS ne fa un elenco:

  • Ripetizione di suoni e sillabe (parti di parola) (ma-ma-ma-mamma)
  • Prolungamenti di suoni sia consonantici che vocalici (m_____amma)
  • Interruzioni di parole (ossia pause all’interno di una parola) – disritmie
  • Blocchi udibili o silenti (cioè pause del discorso, sonore o mute)
  • Circonlocuzioni (giri di parole per evitare parole temute)
  • Parole emesse con eccessiva tensione fisica (visibile e/o udibile)
  • Ripetizione di parole monosillabiche (io-io-io-io)

Il DSM-V definisce la balbuzie come un disturbo della fluenza a esordio nell’infanzia e lo inserisce nel capitolo dei Disturbi del neurosviluppo, tra i disturbi della comunicazione. Questo si caratterizza per:

  • Anomalie del normale fluire e della cadenza dell’eloquio che sono inadeguate per l’età e le abilità linguistiche del soggetto, che persistono nel tempo
  • Il disturbo causa ansia per le situazioni comunicative o limitazioni nella comunicazione effettiva, nella partecipazione sociale e nella prestazione scolastica o lavorativa, singolarmente o in qualsiasi combinazione
  • I sintomi esordiscono in un periodo precoce dello sviluppo
  • Il disturbo non è attribuibile a un deficit motorio della parola o sensoriale, alle disfluenze conseguenti a un danno neurologico o un’altra condizione medica e non è meglio giustificato da un altro disordine mentale.

La balbuzie colpisce maggiormente il sesso maschile che quello femminile. Nella popolazione adulta su 5 soggetti balbuzienti solo uno è di sesso femminile. Questo disturbo si manifesta con variabilità individuale e si può presentare o meno a seconda del contesto o del numero di uditori. Il problema può scomparire in situazioni come il canto o la ripetizione di un testo appreso a memoria. Il disturbo può essere influenzato negativamente dalla carenza di sonno, dalla presenza di stati d’ansia e da bassi livelli di autostima.