Depressione e antidepressivi: un legame complesso con l’infiammazione. Ecco cosa ci dicono gli ultimi studi scientifici

antidepressivi

I disturbi dell’umore, come la depressione maggiore e il disturbo bipolare, sono causati da una complessa interazione tra fattori genetici ed ambientali. In particolar modo, sebbene il trattamento attuale della depressione maggiore si basi sulla tradizionale teoria monoaminergica – alla base della depressione dell’umore si troverebbe un disequilibrio di neurotrasmettitori come serotonina, dopamina e noradrenalina, la ricerca ha spostato l’attenzione su altri possibili meccanismi. Negli ultimi anni, diversi studi hanno messo in luce il ruolo che i processi infiammatori possono avere sullo sviluppo dei disturbi dell’umore. 

Diversi studi hanno dimostrato che lo stress, sia fisico che psichico, può aumentare l’intensità dei processi infiammatori nell’organismo. Questo aumento dell’infiammazione può, a sua volta, causa o aggravare i sintomi depressivi, attraverso una complessa serie di reazioni ormonali e neurotrasmettitoriali innescate dallo stress stesso. Ricerche recenti hanno anche evidenziato l’esistenza di meccanismi epigenetici che, mediati dallo stress e, attraverso di esso, dall’infiammazione, andrebbero ad interagire con lo sviluppo dei sintomi depressivi. 

Le citochine, proteine che svolgono funzioni immunitarie e che controllano l’infiammazione, come l’interleuchina-1 (IL-1), interleuchina-6 (IL-6), e il fattore di necrosi tumorale-alfa (TNF-α), possono attraversare la barriera emato-encefalica, passando dal circolo sanguigno al cervello, ed andando quindi a dialogare con i sistemi neurotrasmettitoriali. Ciò potrebbe avere quindi una rilevante influenza sui sintomi depressivi. Inoltre, le citochine sono strettamente legate anche col sistema endocrino, quali l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, le quali alterazioni, come molti studi dimostrano, concorrono all’eziopatogenesi della depressione. 

Il configurarsi dell’infiammazione come una causa (o concausa) della depressione, può far presuppore che farmaci che hanno un potenziale meccanismo anti-infiammatorio possano trovare un impiego nel trattamento dei sintomi depressivi.

Gli antidepressivi, come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e gli inibitori della ricaptazione della serotonina e noradrenalina (SNRI), sono tra i trattamenti più comuni per la depressione. Questi farmaci sono noti per la loro efficacia nel modulare i livelli di neurotrasmettitori come la serotonina e la noradrenalina nel cervello, contribuendo così a migliorare l’umore e alleviare i sintomi depressivi. Oltre alla loro azione sui neurotrasmettitori, tuttavia, gli SSRI e gli SNRI hanno dimostrato di possedere effetti anti-infiammatori e antiossidanti: la ricerca ha difatti mostrato che farmaci come la sertralina (uno dei più noti SSRI) possono ridurre l’espressione di molecole infiammatorie come IL-1β e TNF-α. Questo suggerisce che gli antidepressivi possono avere un ruolo ampio e variegato nel trattamento della depressione, agendo sia attraverso svariate modalità, ed esseno implicati anche nei meccanismi infiammatori legati alla depressione stessa…

 

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