Il precario stato della psichiatria in Italia. Dai costi alle strutture fino ai farmaci somministrati. Ciò che non va e ciò che bisognerebbe fare

psichiatria

La crisi scoppiata col Covid-19 è stata particolarmente difficile per le persone che necessitano di servizi di psichiatria e di psicologia. Durante la prima ondata dei contagi, uno o più servizi dedicati a pazienti con problemi mentali, neurologici o di abuso di sostanze stupefacenti sono rimasti paralizzati in quasi tutti i paesi monitorati dall’organizzazione mondiale della Sanità (Oms). Secondo i dati in quel periodo 3 su 4 sono stati i servizi di igiene mentale che sono stati sospesi in Europa a causa della crisi da Covid-19. Un dato che lascia intendere la fragilità dei servizi psichiatrici in tutta Europa. La pandemia ha rivoluzionato l’assistenza sanitaria, compresa quella per la salute mentale, e continua a causare problemi. Oltre ai tagli ai servizi di igiene mentale disponibili, è calata in modo drastico anche la richiesta di assistenza da parte delle persone con problemi psichici. In alcuni casi le terapie sono così continuate al telefono, in altri con videochiamata. Secondo i dati dell’associazione europea di psichiatria, oltre il 75% dell’assistenza psichiatrica durante la prima ondata di Covid-19 in Europa è stata fatta online, nonostante grandi differenze tra un paese e l’altro.

I LIMITI DELLA TELEPSICHIATRIA. Secondo uno studio del 2015 dell’Osservatorio globale dell’Oms per l’assistenza online, soltanto Finlandia, Paesi Bassi e Svezia avevano all’opera dei programmi di telepsichiatria a livello nazionale. Altri paesi come Grecia e Spagna avevano lanciato programmi pilota per l’assistenza psichiatrica da remoto, mentre in Italia, Croazia e Lituania all’epoca esistevano solo iniziative sporadiche o informali…

 

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