Long-COVID, facciamo il punto sui sintomi e sulle persone maggiormente colpiti. Gli studi della Fondazione BRF in corso

Long-COVID

Recenti studi mostrano che un numero crescente di persone che ha contratto l’infezione da COVID-19, anche in maniera lieve, sperimenta dopo la guarigione laboratoristica una sintomatologia residua prolungata, il cui profilo e decorso temporale rimangono ad oggi incerti. L’insieme di queste manifestazioni eterogenee prende il nome di ‘long-COVID’, una condizione che secondo le stime dell’OMS interessa circa un quarto delle persone che hanno contratto l’infezione. 

Quello della long-COVID rappresenta un tema di grande interesse per i ricercatori, molti elementi infatti non sono ad oggi completamente noti e lo studio delle conseguenze a lungo termine dell’infezione è fondamentale per comprendere l’intera storia della malattia, prevedere con precisione l’impatto cumulativo di questa e fornire una migliore assistenza ai pazienti, determinando se sia necessario prendere in considerazione percorsi riabilitativi post-infezione. 

Definire la long-COVID attraverso una diagnosi non è facile, i sintomi sono numerosi e variano molto a seconda delle persone interessate. La manifestazione generale più comune è la sensazione di una persistente stanchezza (astenia), associata con debolezza, dolori diffusi (sia muscolari sia articolari) e una sensazione di minore efficienza mentale. A seconda degli organi interessati si possono manifestare tosse persistente, difficoltà a respirare correttamente, senso di oppressione al petto, palpitazioni, aritmie e problemi di pressione. Tra i sintomi neurologici il mal di testa è il più ricorrente. 

La combinazione di uno o più di questi sintomi incide in generale sulla qualità della vita dei soggetti, spesso con conseguenze sulle condizioni psicologiche. Molti degli interessati segnalano di dormire poco e male, di sperimentare cambi dell’umore e ansia, nonché preoccupazioni date dalla paura di tornare a soffrire di sintomi più gravi e paragonabili a quelli affrontati durante l’infezione. Il sistema respiratorio, i polmoni, indicati come organo bersaglio dell’infezione sono fin dall’inizio della pandemia i sorvegliati speciali. Sappiamo però che l’infezione è multi-organo e che anche il sistema nervoso viene colpito. Sempre più studi indicano che, tramite una serie di meccanismi differenti, l’infezione da SARS-CoV-2 può provocare danni al sistema nervoso. Già ad Agosto 2020 un primo studio in Italia ha descritto le conseguenze di COVID-19 a livello psichiatrico. Nel complesso, i pazienti con una precedente diagnosi psichiatrica mostravano un peggioramento e il 56% dei partecipanti allo studio manifestava almeno un disturbo psicopatologico…

 

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