Intervista al filosofo Umberto Galimberti: ““Bambini in balìa delle pulsioni. La scuola italiana al massimo insegna, ma non educa”

Galimberti

A parlare è uno dei più grandi pensatori del nostro tempo, Umberto Galimberti: «Sa cosa diceva Immanuel Kant? Che bene e male si possono anche non definire. E questo perché ciascuno di noi li sente naturalmente, avverte naturalmente cosa sia il bene e cosa invece il male. Oggi non è più così». Il filosofo e psicanalista italiano ha un potere raro, a maggior ragione oggi: scardinare con la chiarezza e il garbo propri dei grandi maestri, quelle visioni, quelle tesi, quei paradigmi che spesso riteniamo inossidabili. E il tutto con la forza del ragionamento.

Mi scusi, professor Galimberti, in che senso non è più vero quello che allora diceva Kant?
Semplice: i ragazzi non capiscono la differenza fra insultare un professore o prenderlo a calci, corteggiare una ragazza o stuprarla. E, mi creda, non sto esagerando. Se leggiamo le risposte di alcuni ragazzi accusati di stupro, ai giudici rispondono sminuendo l’atto. Non c’è risonanza emotiva dei propri comportamenti e questo è pericoloso.

Da cosa nasce tutto questo?
C’è una ragione ben precisa: i lobi che governano il razionale arrivano a svilupparsi compiutamente intorno ai 20 anni. E quindi prima gli adolescenti sono in balìa delle pulsioni che, essendo tali, sono indeterminate. E qui subentra il ruolo dei formatori: le pulsioni vanno orientate.

E oggi questo non avviene?
Quando già a 7 – 8 anni un bambino viene sommerso dal virtuale a tal punto che questo stesso virtuale sostituisce quasi la sfera del reale, ciò diventa un problema. I bambini oggi vengono bombardati da suggestioni provenienti dal web. E così vengono trascinati dalle pulsioni proprio perché non hanno un consapevole controllo razionale. Secondo lei perché hanno successo le cosiddette challenge che vanno di moda sui vari social come TikTok o Instagram? Proprio per questa ragione…

 

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