Fondazione BRF ONLUS: speciale Alzheimer

“L’Alzheimer è particolarmente triste e orribile perché il paziente perde il proprio «io» molto prima che il corpo muoia”. Parole dello scrittore Jonathan Franzen, che fotografano perfettamente il limbo di nulla in cui precipitano i pazienti malati di Alzheimer. Secondo il rapporto mondiale Alzheimer, nel 2015 si stimano 46,8 milioni di persone affette da demenza nel mondo, oltre 9,9 milioni di nuovi casi all’anno: un nuovo caso ogni 3,2 secondi. Si tratta di un disturbo che sempre più di frequente viene raccontato al cinema e nei libri. La ricerca, fortunatamente, su questo fronte è instancabile. Abbiamo selezionato per voi le più recenti notizie a riguardo. 
Arriva dagli USA il vaccino per l’Alzheimer 
Adesso un vaccino potrebbe cambiare la sorte dei malati. Si tratta di una sperimentazione che verrà messa in atto dalla University of California, San Diego School of Medicine, su 24 adulti con sindrome di Down, malattia che condivide con l’Alzheimer l’accumulo di proteine tossiche (beta-amiloide) nel cervello. Sviluppato dall’azienda svizzera AC Immune, il vaccino si chiama “ACI-24” ed è progettato per indurre nell’organismo la produzione di anticorpi contro gli accumuli tossici del peptide beta-amiliode. I partecipanti allo studio riceveranno il vaccino per un anno e il loro stato di salute sarà monitorato per tutto l’anno successivo. In questa fase sperimentale si cercherà solo di capire se il vaccino è sicuro e ben tollerato da chi lo riceve, ma i test potrebbero già dare qualche anticipazione sulla sua potenziale efficacia nel modificare la progressione della malattia mediante la rimozione delle placche di beta-amiloide.
La tesi di base vuole che eliminando tali accumuli si possa fermare la malattia o, quanto meno, rallentarne il decorso. La sindrome di Down vede tra le sue tante problematiche anche la formazione nel cervello dei pazienti di 35-40 anni di placche di frammenti di beta-amiloide e i pazienti hanno un rischio triplo di ammalarsi di Alzheimer. 
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Gli scienziati potrebbero aver scoperto il fattore chiave per fermare l’Alzheimer 
L’infiammazione del cervello potrebbe avere un ruolo centrale nello sviluppo dell’Alzheimer. Curare questo stato infiammatorio può aiutare le persone a trattare e prevenire la malattia di Alzheimer, secondo un nuovo, fondamentale studio.
I ricercatori dell’Università di Southampton (Inghilterra) hanno condotto una serie di esperimenti, dimostrando che un particolare agente chimico, in grado di ridurre la neuroinfiammazione, potrebbe rappresentare una potenziale protezione contro le oscillazioni della memoria e dei comportamenti associati alla malattia.
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L’ansia può portare all’Alzheimer 
Può rovinare il presente, ma anche condizionare il futuro. L’ansia quasi mai è amica della salute: riducendo l’efficienza del sistema immunitario, ci espone a un più alto rischio di sviluppare infezioni. Ma non solo. Chi vive costantemente sotto stress è anche a un rischio più alto (del cinquanta per cento) di ammalarsi di una forma di demenza senile, la più diffusa tra le quali è la malattia di Alzheimer. 
Continua a leggere l’articolo su la Stampa Salute di Fabio di Todaro cliccando qui 
L’odore dell’Alzheimer
L’Alzheimer lascia una traccia olfattiva riconoscibile nelle urine dei modelli animali della malattia ben prima che si sviluppi la patologia cerebrale, con tutto il suo corollario di sintomi. Lo hanno scoperto i ricercatori del Monell Center, all’interno del Dipartimento dell’Agricoltura del governo americano (USDA) che ora suggeriscono la possibilità di diagnosticare il morbo precocementeattraverso un semplice test delle urine.
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