Alla scoperta della dislessia. Intervista al professor Giacomo Stella: “La scuola deve cambiare”

dislessia

Digitare sui motori di ricerca ADHD o dislessia è come tuffarsi in un oceano dalle migliaia di risultati di ricerca e fare chiarezza su quelle che sono definibili come neurodiversità è compito degli specialisti del settore. Ne è convinto il professore Giacomo Stella, già ordinario di Psicologia Clinica al dipartimento di Educazione e Scienze Umane presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, fondatore dell’Associazione Italiana Dislessia e Ideatore e responsabile scientifico di SOS Dislessia.

“La dislessia è un disturbo di apprendimento che ha una definizione molto precisa. Riguarda la difficoltà di un soggetto di decodificare il linguaggio scritto, cioè in sostanza, di leggere ad alta voce il testo scritto” ha spiegato a Brain il professore per fare immediatamente chiarezza su quella che è la definizione. La comprensione del testo può essere correlata ma non necessariamente in quanto “un soggetto che ha delle difficoltà di decodifica può anche mostrare delle difficoltà di comprensione del testo ma non sempre la definizione di dislessia è la difficoltà di decodificare il testo scritto”.

Per chiarire ancor meglio Stella ha spiegato come la dislessia si presenti in modo inatteso perché può essere interpretata come una discrepanza. “Se prendiamo un individuo che ha un ritardo mentale è plausibile che legga anche male, ma un soggetto normodotato dal punto di vista intellettivo invece è plausibile che legga normalmente, come fa il 90% delle persone. Il dislessico invece, pur essendo intelligente, ha delle difficoltà a decodificare perché una parte del suo cervello non funziona come dovrebbe”. Come detto, la dislessia, così come gli altri disturbi dell’apprendimento, è una neurodiversità perché “non deriva da una lesione cerebrale ma da una diversa organizzazione del sistema nervoso, di alcune aree della corteccia del cervello. Così come noi siamo diversi dal punto di vista somatico, siamo diversi anche nella corteccia che è fatta da 100 miliardi di neuroni”. Cosa accade nello specifico? Diverse aree, in seguito all’influenza di alcuni geni hanno una concentrazione di neuroni e di connessioni diverse, per cui “viene chiamata neurodiversità ed è il risultato di uno sviluppo neurologico atipico” ha chiarito l’esperto…

 

VUOI CONTINUARE A LEGGERE L’ARTICOLO? CLICCA QUI E SCARICA GRATUITAMENTE LA RIVISTA DI BRAIN