Il Covid-19 la paura, i no-vax e don Abbondio. Ecco l’identikit inedito delle persone contrarie al vaccino. L’editoriale del direttore Armando Piccinni

no-vax

La pandemia che stiamo vivendo è un’esperienza totalizzante e sempre più spesso sentiamo parlare di no-vax. Siamo coinvolti giornalmente e in maniera radicale in una serie di comportamenti e pensieri sconosciuti fino a solo due anni fa. Siamo stati scossi emotivamente, privati di affetti, esposti a scenari che mai avremmo immaginato di conoscere.

La nostra vita odierna è condizionata di continuo da decisioni che riguardano le strategie di lotta al virus. Siamo su un’altalena che oscilla tra notizie buone e incoraggianti e notizie cattive e preoccupanti che ci demoralizzano. Ognuno di noi sogna che tutto finisca al più presto per cancellare questa sorta di incubo, per poter ritornare alla propria normalità.

Alimentiamo la nostra speranza se sentiamo che il numero dei vaccinati aumenta, se parte la somministrazione della terza dose che terrà elevati i livelli di immunità specifica. Ci preoccupiamo se arrivano segnalazioni dell’incremento del numero di contagi e dei ricoveri.

Per fortuna o per virtù la maggioranza della popolazione crede nella scienza e nella pratica vaccinale come tappa obbligata per affrancarci dalla pandemia. Ma in questo ambito non sono tutte rose e fiori. Esiste una minoranza della popolazione che è contraria al vaccino e si definisce no-vax. Alcuni sono talmente radicali da affermare che la pandemia non esiste, il virus è solo un’invenzione del potere, dei giornalisti e dei media, di big Pharma.

Le notizie sui no-vax provocano amarezza e sconforto per chi comprende l’importanza dell’approccio scientifico e approva gli sforzi per controbattere il flagello del coronavirus.

Ma chi sono in realtà i no-vax? Come è possibile che siano negate evidenze come i ricoveri in rianimazione ed altro, così incontrovertibili e drammatiche? Cos’è che li spinge in questa direzione che appare ai più incomprensibile ed autolesionista? Nella mia pratica clinica mi sono tante volte trovato davanti a pazienti che pur vivendo condizioni psichiche di grave sofferenza non riuscivano ad accettare l’idea di dover assumere farmaci per curarsi e stare meglio.

Avevano un sacro terrore di introdurre nel loro corpo delle sostanze di cui temevano le cose più disparate: di venire cambiati dall’azione del farmaco, di avere reazioni incontrollate, di essere inquinati e intossicati…

 

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