Così proteggeremo i giovani dal rischio delle baby gang. Intervista a Carla Garlatti, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza

baby gang

Le bande giovanili, o baby gang, sono una realtà in aumento in Italia. È quanto emerge dalla mappatura nazionale “Le gang giovanili in Italia elaborata da Transcrime, il centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale delle università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Alma Mater Studiorum di Bologna e dell’università degli Studi di Perugia. Lo studio, che si basa su dati rilevati con il supporto del Servizio analisi criminale della direzione centrale della Polizia criminale del dipartimento della Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno, ha esaminato un orizzonte ampio di fenomeni contribuendo a comprenderne la complessità.

Come riferisce il ministero dell’Interno nello studio pubblicato lo scorso ottobre, l’identikit delle baby gang restituisce in media la fotografia di gruppi diffusi in tutte le regioni, con una leggera prevalenza nel Centro-Nord. Composti da circa dieci ragazzi, tra i 15 e i 17 anni, spesso italiani, senza un’organizzazione strutturata né la distinzione di compiti all’interno, compiono azioni violente, spesso senza moventi specifici. Vittima delle aggressioni di queste bande sono spesso coetanei.

Cosa fare dunque per arginare il fenomeno? Ne ha parlato a Brain l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti.

 

Quali sono, ad oggi, le strategie in favore dei minori?  

Sono due le strategie fondamentali: una adottata nel marzo dello scorso anno dalla Commissione europea e una seconda varata dal Consiglio d’Europa lo scorso febbraio. La prima Strategia dell’Ue sui diritti dell’infanzia si articola in sei aree tematiche dedicate alla partecipazione dei minorenni, all’inclusione e all’educazione, al contrasto della violenza, al digitale, alla giustizia “a misura di bambino”, alla dimensione digitale e al rafforzamento dell’Ue in termini di protezione dei minorenni, anche durante crisi e conflitti. La nuova Strategia sui diritti dell’infanzia del Consiglio d’Europa invece ha quali obiettivi: una vita senza violenza; pari opportunità e inclusione sociale per tutti; l’accesso di tutti i minorenni alle tecnologie e al loro utilizzo sicuro; una giustizia adatta alle necessità delle persone di minore età; dare voce a ogni minore; i diritti nelle situazioni di crisi o emergenza. Si tratta di due documenti che rappresentano un importante punto di riferimento per sollecitare e orientare l’azione di Governo e Parlamento. A tal proposito ho appena inviato una nota al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella quale ho evidenziato cinque emergenze. Ve ne sono altre, ma ho individuato i punti che a mio parere sono più urgenti e per i quali ho formulato una serie di proposte concrete: si tratta di povertà minorile, dispersione scolastica, salute mentale, ambiente digitale e partecipazione…

 

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